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Il contributo si propone di indagare il tema della esclusione, inclusione, localismo dell’Impero romano. In particolare verrà presa in esame la cittadinanza sotto diversi aspetti: la sua natura identitaria o meno e la sua concessione, soprattutto nel giudizio degli antichi. Inoltre si considereranno aspetti particolarmente delicati come la concessione della cittadinanza e la conservazione di privilegi particolari come l'optio fori.

Il lavoro si occupa degli spostamenti di popolazione, per necessità o coazione, nel periodo delle grandi invasioni barbariche in occidente dalla fine del IV fino al VII secolo. Segue le vicende dei profughi romani soprattutto in Italia nel periodo della guerra fra Goti e Bizantini e dell’invasione longobarda e nel Norico nella testimonianza della Vita Severini di Eugippio, Una conseguenza delle invasioni barbariche è la cattura di masse di prigionieri romani, che se non vengono trucidati, come talora accade soprattutto per i prigionieri maschi, o riscattati immediatamente, subiscono deportazioni anche a notevoli distanze e sono impiegati come servi domestici, come valletti dei guerrieri o come lavoratori agricoli in territorio barbarico o messi in vendita sui mercati. Questi prigionieri sono talora acquistati da mercanti di schiavi e messi in vendita anche in territorio romano, o sono riscattati da benefattori, talora ecclesiastici, o da e per conto di parenti. Le chiese sono fortemente impegnate in questo che viene considerato un gesto essenziale di carità e che ricevono spesso donazioni con questo specifico scopo. Il ritorno eventuale in patria dei prigionieri non è privo di rischi dal momento che oltre alle difficoltà del viaggio esiste la possibilità che, per l’ignoranza del loro status, siano rivendicati come schiavi da possessores locali.

Si ripercorre la biografia di Flavio Giuseppe nei suoi momenti salienti, soprattutto nel momento del suo passaggio ai Romani. Giuseppe passò dallo stato di prigioniero a quello di libero cittadino ‘sorvegliato speciale’ e riuscì a godere sempre della protezione degli imperatori Flavi sfruttando abilmente questa sua posizione privilegiata.

Nelle Antiquitates Romanae, Dionigi di Alicarnasso impiegò il termine isopoliteia per riferirsi ai rapporti esistenti tra Romani e Latini nel periodo successivo al foedus Cassianum (493 a.C.). Lo storico moderno Barthold Georg Niebuhr (1776-1831) spiegò il significato di isopoliteia nell’opinione di Dionigi sulla base del confronto con il significato che il termine aveva avuto nei trattati tra le poleis di età ellenistica. Dai risultati che trasse da tale confronto, Niebuhr sviluppò una teoria, secondo la quale Romani e Latini dall’inizio del quinto secolo a.C. godevano di un reciproco ius migrandi. In questo contributo si sottopone a esame critico la teoria di Niebuhr (che influenzò molto la seriore dottrina) e si nega che nel quinto secolo a.C. sia mai esistito il c.d. ius migrandi tra Romani e Latini.

In questo contributo l’autore mostra come il voto del ver sacrum, antico rito italico, che implicava il sacrificio agli dei di tutti i nuovi nati in una certa primavera, si fosse trasformato nel tempo, per gli umani, in una pratica essenzialmente migratoria, dato che essi, anziché immolati, venivano espulsi dal territorio una volta divenuti adulti. Pertanto, in adempimento della promessa si assisteva sovente a migrazioni generazionali di massa. Da una precisa testimonianza liviana si evince peraltro che, nel 217 a.C., il ver sacrum si era mantenuto a Roma nella forma di offerta sacrificale di soli animali; tuttavia, il differimento di venti anni della sua esecuzione viene imputato dall’autore, più che alla disciplina dell’avveramento della condizione apposta al voto, alla significativa sopravvivenza, in qualche suo elemento, del regime del ver sacrum inteso come rito migratorio.

Oggetto della ricerca è l’indagine dei fondamenti antropologici, geografici ed economici delle pratiche predatorie ai danni dei naviganti. Si analizzerà, inoltre, la stretta relazione che intercorre tra le forme di concettualizzazione e di rappresentazione dell’‘altro’ nell’antichità mediterranea, e l’applicazione della cosiddetta ‘law of salvage’.

Il saggio si pone l’obiettivo di effettuare un’analisi e definire un primo bilancio del “Reddito di cittadinanza” inteso quale strumento di contrasto alla povertà e al tempo stesso di ricollocazione nel mercato del lavoro di soggetti disoccupati. A tal fine dopo avere effettuato una panoramica sulle esperienze normative, in tema di contrasto alla povertà, sviluppatesi negli ultimi anni in Italia, il saggio approfondisce il nuovo strumento introdotto nel mercato del lavoro mettendo in evidenza le novità e le peculiarità legislative che lo stesso presenta. In particolare vengono approfonditi gli istituti del “Patto per il lavoro”, della condizionalità, dell’ “Offerta congrua” e del sistema sanzionatorio collegato. Nella parte finale sono trattati dati empirici volti a mettere in evidenza lo stato dell’arte della misura ed eventuali possibili aspetti critici della stessa

Il saggio prende in esame l’attività della Commissione bicamerale per la semplificazione dalla sua istituzione ad oggi, analizzando sia la disciplina attributiva delle funzioni sia il concreto funzionamento dell’organo nelle ultime quattro legislature. Lo studio intende così proporre un bilancio sulle vicende della Commissione e sulla posizione da essa acquisita nei lavori parlamentari, tanto alla luce degli sviluppi delle politiche di semplificazione normativa e amministrativa quanto nel contesto dell’evoluzione del ruolo delle Camere nella forma di governo. A tal proposito, l’esperienza della Commissione rappresenta un banco di prova significativo sia per verificare le tendenze riguardanti la cooperazione strutturale tra le Camere sia per riflettere sulle diverse forme di combinazione tra controllo, indirizzo e co-legislazione osservabili nell’ambito dei procedimenti consultivi e conoscitivi connessi (specialmente, ma non solo) all’attuazione delle leggi delega.

Il saggio tratta del problema della c. d. gerarchia delle fonti e/o delle norme con riferimento al rapporto tra diritto divino e diritto umano. In particolare esso mette a confronto la Costituzione dogmatica Lumen gentium e i due motu proprio di Papa Francesco Come una madre amorevole del 2016 e Vos estis lux mundi del 2019. L’intento è quello di verificare la necessaria coerenza di questi ultimi rispetto al documento conciliare e, ove questa apparisse meno evidente e chiara, avvertire circa le criticità e i rischi, che a giudizio dell'Autore, posso essere evitati con il ricorso allo strumento dell'aequitas in sede ermeneutica ed applicativa, sì da “flessibilizzare” ed armonizzare i due motu proprio sui principi di Lumen Gentium.

La documentazione epigrafica di età imperiale costituisce un’importante testimonianza giuridica in merito alle immunità delle Vestali. In particolar modo le tabellae immunitatitis, in cui si cita testualmente la Vestale Massima Flavia Publicia, vissuta nel III sec. d.C., contribuiscono a delineare un quadro compiuto in merito alle tipologie delle immunità inerenti le sacerdotesse di Vesta.
Dopo aver inquadrato il valore giuridico delle tabellae immunitatis, nel presente contributo saranno esaminate in maniera specifica le tabelle attestanti la concessione della immunitas in iugo a Flavia Publicia (sia quella pubblicata in CIL XV.7126 e sia la tabella ‘gemella’ custodita nel Metropolitan Museum of Arts di New York, pubblicata da McLess nel 1924) nonché la tabella immunitatis di Turris Libisonis rinvenuta ne 2007 durante i lavori di adeguamento della banchina portuale di Porto Torres in Sardegna. Quest’ultimo importante documento epigrafico ha attestato l’esistenza di una nuova e inedita immunità concernente l’esenzione dal pagamento dei portoria per le merci trasportate nella nave di proprietà della Vestale Massima Flavia Publicia, da Turris Libisonis ad Ostia, mediante il coinvolgimento del magister navis Eudromos, servus della sacerdotessa.
