News scritte da Sciacca Giuseppe
Sciacca Giuseppe
Il saggio tratta del problema della c. d. gerarchia delle fonti e/o delle norme con riferimento al rapporto tra diritto divino e diritto umano. In particolare esso mette a confronto la Costituzione dogmatica Lumen gentium e i due motu proprio di Papa Francesco Come una madre amorevole del 2016 e Vos estis lux mundi del 2019. L’intento è quello di verificare la necessaria coerenza di questi ultimi rispetto al documento conciliare e, ove questa apparisse meno evidente e chiara, avvertire circa le criticità e i rischi, che a giudizio dell'Autore, posso essere evitati con il ricorso allo strumento dell'aequitas in sede ermeneutica ed applicativa, sì da “flessibilizzare” ed armonizzare i due motu proprio sui principi di Lumen Gentium.
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Il saggio tratta dei rischi del positivismo giuridico e della natura pastorale dei processi. L'A. ribadisce che non si può – e lo postula appunto la dignità della persona umana al servizio della quale il diritto, ogni diritto, esiste –, subordinare la giustizia alla legge. Il giudice ecclesiastico non può e non deve dimenticare che il diritto va oltre la legge, anche se questo diritto che oltrepassa la legge è un diritto che non sempre si coglie in maniera immediata e diretta, perché al giudice che deve giudicare – e non produrre un geometrico astratto sillogismo, pur con tutte le cautele e garanzie che l’esigenza della certezza giuridica postula – al giudice parla la sua coscienza, anzi è da essa orientato. Ecco, allora, giungere al giudice il sussidio della equità, che è la giustizia del caso singolo, del caso concreto, dopo accuratissimo discernimento, senza che ciò significhi adesione alla cosiddetta etica della situazione, come taluno forse troppo allarmisticamente paventa.
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Il saggio trae spunto da alcuni recenti eventi ecclesiali e provvedimenti pontifici che, ad avviso dell'Autore, possono risultare gravidi di conseguenze e rappresentare, altresì, delicate e problematiche interferenze con quella che è la divina, irreformabile costituzione della Chiesa e l’ecclesiologia, siccome essa promana soprattutto dal Concilio Vaticano II e dalla imponente riflessione teologica che ne è schiettamente derivata. In estrema sintesi, quel che si intende qui rappresentare è una non lieve (assai sofferta) perplessità circa la reale, legittima possibilità che un Vescovo possa essere dimesso dallo stato clericale; o, quanto meno, nel caso che la legittimità di siffatto provvedimento non risultasse esclusa, qui si intende evidenziare la veemente non opportunità dello stesso.
L’evento ecclesiale, e la relativa decisione pontificia, di cui si tratta, infatti, riguarda la dimissione dallo stato clericale dei Vescovi cileni Cox Huneeus e Ordenes Fernandez, e dell’ex Cardinale statunitense McCarrick. È fuor di dubbio - ed è bene dichiararlo sin da subito per sgombrare, ab imo fundo, il campo da ogni fraintendimento o equivoco e sottovalutazione del dolore delle vittime - che le ragioni che hanno motivato la decisione pontificia sono gravissime e non possono ormai essere misconosciute o sottovalutate: il recente summit pastorale voluto a Roma dal Santo Padre con i Presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, alcuni Capi Dicastero della Curia Romana, altri esperti e rappresentanti delle vittime, lo dimostra in maniera irrefutabile.
Le presenti riflessioni intendono piuttosto declinarsi essenzialmente sul fronte canonico e su quello ecclesiologico.
