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L’oggetto principale di questo studio è l’articolo 226 della Costituzione brasiliana del 5 ottobre 1988, investigando il significato della "protezione speciale" del caput di questo dispositivo. Lo studio è diviso in quattro parti. Inizialmente, prima dell’analisi legale nel senso stretto, vengono esaminate le motivazioni antropologiche correlate. Nella seconda parte, il tema viene affrontato a livello internazionale, seguito dal modo in cui il tema è stato storicamente affrontato in Brasile, e infine viene analizzata la presenza del tema nella contemporanea Carta Costituzionale brasiliana. L’espressione “protezione speciale” è priva di conseguenze? Viene analizzato il trattamento dato dalla dottrina al soggetto. Le posizioni vengono classificate da diverse prospettive. Si cogita l’esistenza di un sistema di protezione familiare, per il quale viene proposto un forum nazionale. Si utilizza il classico metodo positivo senza trascurare le intersezioni con altri approcci complementari - come registrato nel contenuto della prima fase del testo. È necessario che il concetto di famiglia riceva attenzione attenta da tutti i settori dello Stato in modo che questo dispositivo possa essere attuato.

Il contributo riflette sull’esigenza, per una biogiuridica ontologicamente fondata, di un’elaborazione adeguata ed aggiornata del concetto metafisico di natura, con specifico riferimento alla natura umana. La riflessione è condotta a partire dall’opera di Francesco D’Agostino, Maestro della filosofia giuridica e della bioetica e biogiuridica italiane, recentemente scomparso, e sviluppa alcune considerazioni circa l’umana corporeità ed una sua caratteristica essenziale, la vulnerabilità.

Il saggio affronta la questione relativa alla categoria di "codice" (o meglio "forma-codice") nel quadro dell'attuale dibattito filosofico-giuridico. Attraverso lo schema basato sui concetti di modernità, postmodernità e ipermodernità, il contributo si concentra su alcuni passaggi teorici: il nesso tra le nozioni di sistema-metodo-codice sotteso al modello moderno, il circuito narrazione-performatività sviluppato dalla prospettiva postmoderna e, infine, la circuminsessione ipermoderna tra "accelerazione", nuove tipologie di "codice" e Governance. A partire da questa analisi, si mettono in luce alcuni aspetti strutturali dell'idea moderna di "codice", così da cogliere la distanza dal frastagliato scenario contemporaneo. Esso si caratterizza per il continuum relativo alla crisi del "codice" (o meglio "decodificazione"), le crescenti "nuove codificazioni" e gli odierni ambienti giuridici. In conclusione, il contributo rimarca la necessità di ripensare la relazione tra la "forma giuridica" e i contemporanei e molteplici modelli di conoscenza e di pratiche sociali, alla luce di una profonda ridiscussione dell'idea di "codice" anche in prospettiva futura.

Sebbene già dalla pur breve esperienza del primo Concilio del Vaticano siano nati i suggerimenti di riforma e gli auspici per una codificazione moderna del diritto canonico, e molti autori abbiano privatamente realizzato dei veri e propri codici, ed a partire dal 1891 non si smise più di presentare, ai convegni internazionali cattolici, dei rapporti volti a dimostrare la necessità di una revisione e codificazione del diritto canonico, una tale opera continuava a sembrare impossibile . Erano soprattutto i canonisti tedeschi a criticare questa idea ed è significativo che nessun progetto privato di codificazione sia venuto dalla Germania .
La traduzione in concreto di quello che era un desiderio di tutti è possibile – come scrive il Gasparri – solo con l’elezione di un pontefice come Pio X, "convinto della necessità del Codice e disposto a superare tutte le gravi difficoltà che la sua compilazione avrebbe necessariamente presentate" . La pubblicazione, il 19 marzo 1904, del motu proprio di Pio X Arduum sane munus de ecclesiae legibus in unum redigendis , con il quale la Santa Sede non solo prendeva l’iniziativa, ma si assumeva anche la direzione dei lavori di codificazione, causò molta sorpresa negli ambienti ecclesiastici. In tale atto Pio X innanzitutto ripercorre brevemente la storia delle fonti del diritto canonico e mette in rilievo gli sforzi posti in essere dai Pontefici del Medio Evo, da quelli del XVI secolo e dallo stesso Benedetto XIV nell’ambito del diritto. Tuttavia egli constata che i testi legislativi risultano sparsi nelle varie collezioni, alcune prescrizioni sono state abrogate ed altre sono difficili da applicare o addirittura communi animorum bono minus utiles. Pio IX e Leone XIII hanno cercato di rimediare a tali inconvenienti riformando alcuni settori del diritto canonico, ma la loro opera non è stata sufficiente. Quindi il Pontefice richiama le richieste dei vescovi e dei cardinali di riunire in una sola raccolta tutte le norme cogenti della Chiesa adattandole alle esigenze del tempo, e cita espressamente i postulata presentati al Concilio Vaticano I. Convinto della necessità di una tale riforma ed in risposta alle richieste più volte rivoltegli, Pio X intraprende la grande opera della codificazione del diritto canonico, che sarà portata a termine da Benedetto XV.

Il processo di adattamento della disciplina transalpina al regno Italico coinvolse anche il diritto ipotecario. In epoca napoleonica, nel Regno d’Italia, erano state mantenute le ipoteche
legali tacite e le ipoteche generali a favore di alcuni soggetti, con evidente pregiudizio per i terzi. Oltre alle norme contenute nel codice, in Francia era stata emanata una disciplina
speciale con lo scopo principale di integrare la disciplina codicistica. Luosi aveva ritenuto che le stesse disposizioni avrebbero dovuto essere emanate anche nel Regno Italico, “essendo la
legislazione in materia comune”. La fine della dominazione francese comportò l’applicazione, ancora una volta, di una nuova legislazione. Si è cercato, dunque, di capire cosa accadde
durante il passaggio dal Codice napoleonico all’ABGB, che, come è noto, era molto avanzato in materia ipotecaria, avendo attuato i moderni principi di pubblicità e specialità in modo più
rigoroso rispetto al codice francese.

Il contributo si concentra sull’origine dell’idea giuridica di “codice”: si percorrono, tramite l’analisi delle fonti (Svetonio, Isidoro e Pomponio), i primi progetti codificatori tardo-repubblicani di Pompeo e di Cesare, progetti di sistematizzazione che fallirono a causa dell’opposizione dei iurisperiti, inclini a conservare un sistema aperto. In questo contesto si indaga il ruolo di Servio Sulpicio Rufo, di Alfeno Varo e di Aulo Ofilio. Attraverso l’analisi delle radici semantiche del termine “codice”, si giunge alla svolta del Tardo Antico, quando, a partire dall’epoca dioclezianea, si concretizzano gradualmente i progetti di raccolta e organizzazione delle costituzioni imperiali.

Nel presente saggio, partendo dalla lettura di un recente volume di diritto costituzionale sulla storia delle regole giuridiche, si affrontano alcune questioni che ineriscono alla genesi dommatica e al percorso storiografico delle regulae iuris, con specifico riguardo alle fonti romanistiche e alla letteratura giuridica romana. Ne derivano alcune interessanti suggestioni, anche sotto il profilo comparatistico, di non irrilevante interesse tanto per la prospettiva di analisi del giusromanista, quanto per quella del costituzionalista più sensibile agli aspetti storico-giuridici e filosofici del diritto costituzionale.

In today's world, given the rapid development of global transformation processes, economic, political and legal systems, ensuring the full functioning of any state without proper provision of defence and security sector is virtually impossible. However, despite the transformation of the matter of national security and defence from the height of scientific discussions down to practical actions within the framework of the state security policy, the issue of effective legal regulation of the country's defence remains open. The current military-political situation around Ukraine, caused by the full-scale invasion of the Russian aggressor on the territory of Ukraine, which increasingly reveals theoretical and practical issues in the field of military-administrative law of Ukraine and proves the lack of proper attention to the legal aspects of defence, also increases the urgency of the problem. The purpose of this article is to analyse the system of military-administrative law, trends in its development in order to improve the cur-rent system of state defence in the context of Russian military aggression. To achieve this goal, authors used a system of scientific methods, including, in particular: dialectical method, method of synthesis and analysis, method of deduction, historical method, historical-legal, formal-legal method and system-structural method. During the work, authors analysed theo-retical issues of the development of military-administrative law, the existing military-administrative legislation and found a number of problems that currently exist, in particular the lack of proper legal regulation of the activities of the Territorial Defence Forces and mili-tary administrations and the interaction of volunteer organizations and the Armed Forces. Au-thors also covered functioning of the Cabinet of Ministers during an armed attack, the issue of parliamentary control over the activities of the security and defence sector, where authors provided possible solutions. The results of the study have priority for the formation and devel-opment of military-administrative law as a separate sub-branch of Special Administrative Law and the reform of the security and defence sector in the context of administrative and le-gal support of the state defence.

The purpose of this study is to clarify the role of administrative law in ensuring the global public interest, outline the approaches that are used in administrative regulation when formu-lating the content of public interest, ways to ensure it, and the ratio of public and private in-terests of individuals, establish whether administrative law acquires signs of globality. Meth-ods such as observation, analysis, generalization, and abstraction were used in the study. It was established that the development of global administrative law is designed to solve the problem of adapting national mechanisms of administrative regulation for their use in the global administrative space to ensure global public interest. The development of global ad-ministrative law in such areas as ensuring sanitary and epidemic well-being, the use of outer space, environmental safety, and the use of information networks is inevitable. The study co-vers the development of global, not international law. The signs of such “globality” are pre-cisely the global public interest and global space.

The relevance of environmental protection is caused by its importance for the current and fu-ture life of people on the planet. The research aims to examine the basic principles underlying the development and implementation of the European Union’s (EU) environmental policy. As a result, the sources of EU environmental law were identified, namely, international docu-ments whose provisions relate to the use, protection, and restoration of the environment. The principles underlying the development and implementation of the EU environmental policy were described, and their content and significance were assessed. In addition, the research examines the structure of the EU’s horizontal environmental legislation, which includes sever-al legal acts regulating a particular sector of relations. An assessment of the EU’s current ac-tivities in the field of environmental protection was made, accompanied by an analysis of the Eighth Environment Action Program. Thus, the main approaches to the control and regula-tion of environmental relations in the EU were established to realize the rational and compre-hensive environmental development of the states.
