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La costituzionalizzazione fittizia dei diritti fondamentali durante il regime comunista in Albania

20.12.2024

 Anton Gera*

 

La costituzionalizzazione fittizia dei diritti fondamentali durante il regime comunista in Albania**

 

English title: The Fictitious Constitutionalization of Fundamental Rights and Freedoms During Communism in Albania

DOI: 10.26350/18277942_000203

 

Sommario: 1. Introduzione. 2. L’instaurazione del regime comunista dopo la Seconda guerra mondiale e l’adozione della Costituzione nel 1946. 3. Diritti e libertà fondamentali nella prima Costituzione comunista del 1946. 4. Diritti e libertà fondamentali nella seconda Costituzione comunista del 1976. 5. Conclusioni.

 

  1. Introduzione

 

Dopo aver lasciato l’Impero Ottomano e il sistema del Sultanato, nel 1912, l’Albania attraversò un periodo molto complesso in cui è stata impegnata sul fronte della definizione delle istituzioni statali e su quello della preservazione della sua integrità territoriale. Dal 1912, anno in cui l’Albania venne dichiarata Stato indipendente, fino alla fine della Seconda guerra mondiale, lo Stato albanese ha conosciuto diverse forme di stato e di governo.[1] Lo Statuto Organico dell'Albania del 1914, considerato la prima Costituzione albanese, non conteneva alcun capitolo speciale riguardante i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo; tuttavia, dall'articolo 27 in poi, vengono elencati una serie di diritti e libertà che costituiscono l'origine dei diritti civili, politici, sociali e culturali. Più specificamente, lo Statuto, all'articolo 27, sancisce il principio di uguaglianza dei cittadini albanesi davanti alla legge,[2] il divieto di autogiustizia,[3] la libertà personale,[4] l'inviolabilità dell'abitazione e la libertà di residenza,[5] la libertà di religione e la laicità dello Stato,[6] il diritto di proprietà,[7] il diritto all’istruzione,[8] la libertà di espressione,[9]la segretezza della corrispondenza,[10] la libertà di organizzazione e il diritto di riunione.[11] Tali diritti e libertà non trovano effettiva attuazione , a causa degli eventi verificatisi dopo l'adozione del citato Statuto[12].[13]

Lo Statuto di Lushnja è il primo documento costituzionale ad occuparsi di diritti e libertà fondamentali, dedicandovi un capitolo speciale, il III, intitolato “Diritti dei cittadini”; ciò nonostante la mancanza di condizioni e garanzie per il loro effettivo esercizio.[14] La dottrina maggioritaria considera  le previsioni relative a tali diritti e libertà abbastanza avanzate per l’epoca.[15] Una delle innovazioni apportate da questo Statuto ha riguardato l'eliminazione delle differenze relative al ​​rispetto e al godimento dei diritti, nella misura in cui esso prevedeva uguali garanzie per i cittadini albanesi e per gli stranieri.[16] Il citato Statuto sanziona il principio di uguaglianza davanti alla legge,[17] la libertà personale,[18] il diritto di proprietà,[19] la libertà di espressione e di stampa,[20] la segretezza della corrispondenza,[21] il diritto di organizzazione e il diritto di protestare pacificamente,[22] il divieto di tortura[23], la proibizione della schiavitù,[24] ecc. Lo Statuto Esteso di Lushnja era tuttavia un documento costituzionale dichiaratamente temporaneo. Lo stesso dichairava, infatti, la propria natura di legge fondamentale dello Stato albanese solo fino a quando l'Assemblea Costituente non avesse approvato lo Statuto definitivo.[25] Per questo motivo, il 10 dicembre 1923, si decise di indire le elezioni per l'Assemblea Costituente, il cui scopo principale era quello di redigere una nuova costituzione per stabilire finalmente il modello di governo del Paese.[26]

A causa dell’instabilità politica,[27] l’Assemblea Costituzionale riuscì ad approvare lo Statuto Fondamentale della Repubblica d’Albania solo il 2 marzo 1925. Esso sanciva definitivamente la Repubblica parlamentare come forma di governo.[28] Anche lo Statuto del ’25 contempla un capitolo speciale sui diritti e le libertà dei cittadini, dal contenuto quasi identico a quanto previsto dallo Statuto Esteso di Lushnja. Vale la pena notare che l'articolo 124 sancisce il principio di uguaglianza davanti alla legge con un'importante precisazione riguardo al diritto di proprietà. Più specificamente, l'articolo 124 stabiliva che gli stranieri non avevano il diritto di acquistare terreni rurali, fatta eccezione di quelli necessari per la costruzione di fabbriche e la rete stradale.[29] Va notato che questo atto costituzionale ebbe vita breve perché Ahmet Zogu[30] aveva chiaro l’obiettivo di diventare il re degli albanesi. Questo obbiettivo venne raggiunto con l’approvazione dello Statuto Fondamentale del Regno Albanese che dichiarò l'Albania un regno democratico parlamentare ed ereditario consacrando Ahmet Zogun come primo re[31].[32]  Non è questa la sede per approfondire l’effettivo carattere democratico e parlamentare di tale regno ai suoi esordi, indipendentemente dalla stretta connessine tra ciò e il riconoscimento e il godimento dei diritti fondamentali. Il titolo VI, articoli da 191 a 213, sanciva le libertà fondamentali i diritti e dell’uomo. Anche in questo Statuto l’uguaglianza davanti alla legge continua ad essere trattata come una prerogativa legata alla cittadinanza.[33] I diritti e le libertà previsti da questo Statuto non presentano alcuna differenza significativa con i diritti e le libertà dello Statuto Fondamentale della Repubblica d’Albania. Anche lo Statuto Fondamentale del Regno Albanese prevedeva la libertà personale,[34] il divieto della schiavitù per i cittadini e gli stranieri,[35] la libertà di espressione e di stampa,[36] il diritto di proprietà,[37] il diritto di associazione e di riunione,[38] la libertà di circolazione,[39] il divieto di tortura,[40] il diritto all'istruzione,[41] ecc. Una delle novità apportate da questo ultimo Statuto riguarda il divieto del lavoro obbligatorio e non retribuito.[42]

Lo Statuto del Regno Albanese fu abolito dall'Assemblea Costituente composta da cento qinquanta nove  membri, eletti tra i cittadini piu abientit  del Paese il 12 aprile 1939, cioè solo 5 giorni dopo l'invasione da parte dell'Italia. Insieme all'abrogazione dello Statuto, venne approvato il rovesciamento della monarchia Zogu e l'offerta della corona reale albanese al Re d'Italia Vittorio Emanuele III. Poco dopo, il 3 giugno 1939, il re Vittorio Emanuele III concesse all'Albania una nuova costituzione denominata Statuto Fondamentale del Regno d'Albania.[43] Secondo questo Statuto l'Albania era una monarchia costituzionale, ereditata dalla dinastia Savoia, in cui il potere legislativo era esercitato dal Re in collaborazione con il Consiglio Supremo Corporativo Fascista[44].[45] Lo statuto da ultimo citato era composto da 54 articoli e nella parte VI prevedeva i diritti e i doveri dei cittadini. Tra questi vale la pena menzionare il principio di uguaglianza davanti alla legge nel godimento dei diritti civili e politici,[46] la libertà personale[47] e il servizio militare obbligatorio,[48] l'inviolabilità del domicilio,[49] la libertà di stampa,[50] il diritto di proprietà.[51]

  1. L’instaurazione del regime comunista dopo la Seconda guerra mondiale e l’adozione della Costituzione nel 1946

 

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, in Albania si instaurò una dittatura comunista totalitaria, tra le più dure e sanguinarie dell’Europa orientale e che durò fino al 1991.[52] La terza sessione del Consiglio Antifascista di Liberazione Nazionale, tenutasi dopo la liberazione del Paese, nel settembre 1945, a Tirana approvò diverse leggi: la legge sull'Assemblea Costituente,[53] la legge sull'elezione dei rappresentanti del popolo per l'Assemblea Costituente[54] e la legge sulle liste elettorali[55].[56] ai sensi della Legge sull’Assemblea Costituzionale, il compito principale di questa Assemblea era l'approvazione dello Statuto e delle altre leggi organiche.[57] Tale legge fungeva anche da legge per l'organizzazione e il funzionamento dell'Assemblea Costituente, inclusi la sua formazione, la gestione dei lavori durante le sessioni, la verifica dei mandati, ecc.[58] La legge sulle elezioni dei rappresentanti del popolo nell'Assemblea Costituente regolava la procedura per l'elezione dei membri dell'Assemblea Costituente, prevedendo fin dall'inizio il voto generale, paritario, diretto e segreto.[59] Secondo la dottrina, i dirigenti del Partito comunista albanese furono molto chiari sull’importanza delle elezioni, ma soprattutto sull’importanza della vittoria in queste elezioni quali viatico per legittimare il loro potere consentendogli di intraprendere in futuro tutte le misure volte a instaurare e consolidare il regime totalitario comunista.[60] La legge sulle liste elettorali regolava le liste elettorali, a chi era riconosciuto e a chi era negate il diritto di voto, la formazione delle liste elettorali, ecc.[61]

Già da una prima lettura della legge sulle liste elettorali si nota come si stesse preparando la strada per una dura dittatura in Albania. Invero, secondo questa legge, il diritto di voto era riconosciuto a tutti coloro che avessero raggiunto la maggiore età[62] ad eccezione: dei membri del Governo che avevano servito gli invasori stranieri fino alla liberazione del Paese, di coloro che avevano ottenuto lo status di rifugiati politici in altri Paesi, dei criminali di guerra e “nemici del popolo”, dei cittadini condannati e dei cittadini che erano sotto tutela a causa di malattie mentali.[63] Secondo l'autore di questo articolo, il fatto che, con legge, si sia privato del diritto gli avversari politici e coloro che non accettavano l'ideologia del Fronte Democratico[64] sia stato più che sufficiente per avviare un regime dittatoriale. Inoltre, l’eliminazione fisica degli oppositori politici era già iniziata durante gli anni della guerra. In un radiogramma che Enver Hoxha, in qualità di Primo Ministro del Governo Provvisorio, inviò al Generale Dali Ndreu il 17 novembre 1944, si legge: organizzate le prigioni e i campi di concentramento e imprigionate tutti quegli elementi accusati di gravi crimini,[65] di tradimento e di cooperazione col nemico. Che non ci sia pietà verso coloro che hanno collaborato con l’occupante e che vengano giustiziati immediatamente. Tutti i prigionieri dovrebbero essere riuniti nell'area di concentramento, non dovrebbero essere effettuati arresti di massa perché tali decisioni spaventano la gente. Fai attenzione, cattura, arresta e giustizia persone influenti per dare l'esempio agli altri. Questi fanno impressione sulla gente.[66]

In base alle suddette leggi, il 2 dicembre 1945 si tennero le elezioni per l'Assemblea Costituente. Alle elezioni parteciparono più del 90% degli iscritti alle liste elettorali, mentre più del 93% degli elettori votò per i candidati del Fronte Democratico.[67] Va sottolineato che i risultati delle elezioni non riflettono la reale divisione delle forze nel Paese di allora, né le tendenze degli elettori. Peraltro, il Fronte Democratico non era un blocco monolitico ma era formato da diversi partiti e organizzazioni il cui obiettivo era la ricostruzione dell’economia distrutta dalla guerra e la costruzione di una società nuova e giusta. Come è stato sottolineato sopra, fino dal momento dell'annuncio della legge elettorale, importanti partiti di opposizione alla prospettiva comunista erano stati esclusi dalla competizione elettorale. Non può inoltre tacersi che i due mesi di tempo non furono sufficienti perché gli altri gruppi di opposizione avessero l'opportunità i organizzarsi e presentare i loro programmi all'opinione pubblica.[68]Con l'elezione dell'Assemblea Costituente, il Consiglio Antifascista di Liberazione Nazionale cessò da tutte le sue funzioni, mentre la sua Presidenza continuò a fungere da massimo organo del potere statale fino alla fine della prima sessione dell'Assemblea Costituente.[69] L'Assemblea iniziò i lavori il 10 gennaio 1946[70] e il giorno dopo, proclamò la Repubblica Popolare d'Albania, scegliendo infine la questione della forma di governo. Decidendo in questo modo, l'Assemblea costituente liquidò de jure anche la forma monarchica dello Stato.[71]

La forma politica dello Stato in Albania fu dunque decisa dall'Assemblea Costituente e non attraverso un referendum, come avvenne invece in Bulgaria e in Romania. Risolta la questione relative alla scelta del modello di governance, tutto il lavoro dell’Assemblea Costituente si concentrò nel dare allo Stato albanese la sua legge fondamentale. Per raggiungere questo obiettivo essa incaricò il Governo albanese di elaborare un progetto di statuto, che fu presentato ai membri dell'Assemblea in tempi record. Successivamente, l'Assemblea Costituente formò al suo interno un'apposita commissione per lo studio del progetto, la quale sottopose le proprie proposte al plenum. Il progetto di statuto fu approvato in linea di principio dall'Assemblea il 7 marzo 1946 e, dopo un esame approfondito, fu approvato nella sua interezza il 14 marzo 1946, entrando in vigore solo due giorni dopo, il 16 marzo 1946.[72] Secondo la dottrina, gli autori dello Statuto si sono basati sul testo della Legge fondamentale della Jugoslavia del 31 gennaio 1946 a causa degli stretti rapporti tra i due Paesi in questo periodo. Può tuttavia ritenersi che la vera fonte ispiratrice presa a modello sia costituita dal sistema e dalla prassi dell'URSS[73].[74] Dopo aver espletato la sua missione, l'Assemblea Costituente si trasformò in Assemblea Popolare dando inizio alla prima legislatura.

 

  1. Diritti e libertà fondamentali nella prima Costituzione comunista del 1946

 

Fin dall'inizio, e più precisamente enunciando i principi fondamentali, questa costituzione dichiara l'Albania una Repubblica popolare[75] di operai e di contadini lavoratori.[76] Secondo questa Costituzione, il potere della Repubblica popolare si fonda sui consigli popolari, nati durante la guerra di liberazione nazionale contro il fascismo e rafforzati con la vittoria storica di questa guerra anche durante la costruzione delle basi del socialismo.[77] Appare dunque evidente la discriminazione posta in essere da tale Costituzione, sin dall’enunciazione dei principi fondamentali dello Stato, nei confronti di diversi gruppi della società, quali gli intellettuali, o i cetui più abienti. Tale enunciazione aveva comunque un mero carattere populista, mirando ad aumentare la popolarità del regime rispetto alla maggioranza della popolazione, alla quale esso non riuscì comunque a garantire una vita migliore. Su tale principio venne comunque fondata una lotta di classe, con l'obiettivo di eliminare tutte le classi sociali non funzionali al progetto comunista. se da un lato la Costituzione prevedeva che gli organi rappresentativi del potere statale fossero eletti dal popolo con elezioni libere, generali,[78] eguali, dirette e segrete,[79] d’altro lato la legge sulle elezioni del 1945 escludeva il voto attivo e quello passive per le categorie sociali già elencate supra.[80]

I diritti e le libertà fondamentali sanciti nello Statuto della Repubblica Popolare Albanese, a differenza di quanto accadeva in seno ai precedenti documenti costituzionali, non sono intitolati “diritti dei cittadini”, ma “diritti e doveri dei cittadini”. In tal modo, lo Statuto attribuiva la stessa importanza tanto ai diritti quanto ai doveri dei cittadini. Secondo la dottrina dell'epoca, l'istituto dei diritti e dei doveri dei cittadini era uno degli istituti giuridici più importanti della sovrastruttura e il loro contenuto è sempre determinato dal ruolo della sovrastruttura politica su una determinata base economica.[81] L'Istituto dei diritti e delle libertà fondamentali dell'uomo determina lo status giuridico dell'individuo, la sua posizione nella società, il suo ruolo nell'attività sociale a tutto tondo, nonché la natura della società e dello Stato. Lo Statuto dedica un capitolo speciale ai diritti e ai doveri fondamentali dei cittadini. Tuttavia, va notato che questo capitolo non comprende tutti i diritti e i doveri fondamentali dei cittadini, alcuni di essi sono previsti in altri capitoli dello Statuto. Il motivo per cui non si includono tutti i diritti e i doveri fondamentali dei cittadini in un determinato capitolo ha a che fare con lo stretto rapporto che esiste con altri istituti giuridici. Lo statuto sancisce i diritti e i doveri dei cittadini nel capitolo terzo, dagli articoli 14-40, subito dopo i Principi fondamentali[82] e l'ordine economico sociale.[83] Il principio di uguaglianza dei cittadini, a differenza di altri atti costituzionali precedenti non è previsto in un'unica disposizione ma in più disposizioni: gli articoli 14, 15, 16 e 17 dello Statuto. Riassumendo secondo le disposizioni statutarie sopra richiamate, nella Repubblica Popolare d'Albania tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e come tali non viene riconosciuto alcun privilegio in base all'origine, alla posizione, alla ricchezza e al grado di cultura, alla religione, nazionalità, al sesso o alla razza.[84] Possiamo affermare senza alcun dubbio che lo Statuto ha apportato un'innovazione riguardo alla posizione sociale della donna. La parità tra uomini e donne era assente nei precedenti atti costituzionali.

Tra i diritti sociali, economici e culturali, il diritto al lavoro occupa senz’altro un posto preminente; esso è strettamente connesso con il diritto al godimento di ferie e con il diritto a che siano assicurati i mezzi di sussistenza in caso di malattia, disabilità, vecchiaia, ecc.[85] Al primo comma dell'articolo 25, lo Statuto prevedeva che: Lo Stato garantisce ai cittadini il diritto al lavoro con una retribuzione proporzionale alla quantità e alla qualità del lavoro prestato. Lo Statuto considera il lavoro come base dell'ordine sociale[86] e come diritto fondamentale dei cittadini, ma in base ai principi generali fondamentali dello Statuto, il lavoro è considerato anche un dovere per i cittadini: il lavoro per ogni cittadino abile al lavoro è un dovere e un onore secondo il principio, chi non lavora non mangia.[87] Va sottolineato che l'obbligo di lavorare aveva un carattere giuridico pronunciato e il mancato adempimento di tale obbligo comportava le sanzioni previste dalle leggi di quel periodo.[88] L'articolo 31 dello Statuto in commento sanciva il diritto all'istruzione: al fine di elevare il livello della cultura generale del popolo, lo Stato offre a tutti i cittadini[89] la possibilità di frequentare le scuole e gli altri istituti culturali.[90] Con queste parole, secondo la dottrina dell'epoca, si incarnava l'obiettivo del Partito e dello Stato socialista di educare i giovani ad una cultura sana, socialista nel contenuto, nazionalista nella forma. Al giorno d'oggi può sembrare una formula costituzionale da lodare, ma in realtà non fu altro che l'inizio di uno processo pluriennale di ingegneria sociale volto ala creazione del nuovo uomo comunista. In questa disposizione costituzionale era previsto il principio della laicità della scuola, che nascondeva l’obiettivo (poi efficacemente raggiunto) di un'educazione fondata sull'ideologia marxista-leninista. Lo Statuto, rispetto ad altri atti costituzionali adottati fino a quel periodo, riconosceva per la prima volta – almeno formalmente, per quanto ciò non venne affatto garantito in pratica – il concetto di libertà scientifica e artistica nonché il diritto d'autore.[91] La verità in realtà era ben diversa in quel periodo. Scrittori, accademici, artisti erano liberi solo quando glorificavano il dittatore e gli insegnamenti marxisti-leninisti. Coloro che non seguivano la linea del partito-stato venivano puniti con la privazione della libertà o con la condanna a morte, spesso a seguito di tortura.

Lo Statuto della Repubblica Popolare d'Albania ha subito diverse modifiche, solo quattro anni dopo la sua approvazione, incentrate sul rafforzamento del regime comunista. Inoltre, lo Statuto ha cambiato nome in Costituzione della Repubblica Popolare d'Albania. Secondo la dottrina dell’epoca, questi cambiamenti avvenuti nel luglio 1950 crearono una solida base per lo sviluppo dell’Albania sulla via del socialismo.[92] La Costituzione da ultimo citata sancisce formalmente la libertà di parola, di stampa, di organizzazione, di adesione a diverse organizzazioni nonché la libertà di religione,[93]  ma sempre nel quadro di un testo orientate ad un unico vero obiettivo: realizzare lo stato comunista. Più specificamente, la libertà di espressione si realizzava al meglio attraverso la partecipazione della classe operaia all’elezione e al controllo degli organi della base politica, mentre la libertà di stampa era uno strumento per mobilitare le masse nella costruzione della società comunista. Con la modifica dello Statuto del 1950 si aggiunge una nuova disposizione costituzionale che non lascia spazio ad alcun dubbio circa l'insediamento del monismo partitico nella vita sociale dell'epoca. Secondo questa novella, i cittadini avrebbero potuto organizzarsi solo in realtà quali: il Partito del lavoro albanese, il Fronte Democratico, i sindacati professionali, le organizzazioni giovanili e femminili, mentre i cittadini più attivi e consapevoli della classe operaia e altri gruppi di lavoro si uniscono nel Partito del Lavoro d'Albania, l'avanguardia organizzata della classe operaia e di tutte le masse lavoratrici nella loro lotta per la costruzione delle basi del socialismo operaio, sia sociale che statale.[94] Questa Costituzione sancisce anche la libertà di coscienza e di religione,[95] ma tale libertà, così centrale nella vita dell'essere umano, è stata interpretata alla luce delle idee marxiste-leniniste che considerano la religione come oppio per i popoli. I teorici dell'epoca, ovviamente simpatizzanti del regime, affermavano che in molti Paesi capitalisti la libertà di coscienza e di credo non era ancora stata realizzata. In questi Paesi, secondo loro, non solo si sono verificati casi di persecuzione contro gli atei, ma anche la Chiesa interveniva su larga scala nello svolgimento dell'attività statale, come persono alcune leggi dichiaravano ufficialmente. L'esempio che portavano riguardava l'Inghilterra e affermavano che la Chiesa anglicana è un'istituzione statale e che il suo capo è il capo dello Stato: il re che nomina i vari funzionari ecclesiastici.[96]

Questo è un esempio concreto di come professori, accademici e l’élite[97] del paese influenzassero l’opinione pubblica e allo stesso tempo glorificassero il regime distorcendo la realtà del mondo ocidentale per compiacere alla classe dirigente dell’epoca. L’Assemblea Costituzionale si preoccupò di affermare che questi diritti e libertà sono garantiti, a una condizione: i cittadini non avrebbero potuto utilizzare i diritti conferiti dalla Costituzione per modificare l'ordine costituzionale della Repubblica Popolare d'Albania per scopi antidemocratici.[98] La Costituzione, nella sua seconda parte dedicata all'ordine sociale ed economico, riconosce[99] parzialmente la proprietà privata e l'iniziativa privata nell'economia. Dico parzialmente perché l'individuo gode del diritto alla proprietà privata con una limitazione che in qualche modo snaturalizza questo diritto. Questa limitazione ha a che fare con l’uso della proprietà privata a beneficio della collettività. Il riconoscimento della proprietà privata nel 1946, seppur limitato, rispetto alla Costituzione del 1976, evidenzia l'influenza dell'opposizione nel preservare alcuni principi di carattere borghese. Seguendo questo ragionamento l'articolo 12 stabilisce che la terra appartiene a chi la lavora e che i latifondi non possono per nessun motivo essere in mano a privati.[100] Questa disposizione implica chiaramente la nazionalizzazione delle grandi proprietà e apre la strada alla futura riforma agraria sotto il motto che la terra appartiene a chi la lavora. A differenza della proprietà privata, la proprietà demaniale godeva di una protezione speciale da parte dello Stato.[101] Partendo da questo principio durante il regime totalitario comunista la proprietà privata venne continuamente limitata fino alla sua definitiva eliminazione. Lo Statuto prevedeva anche i diritti della persona nel processo penale,[102] l'inviolabilità del domicilio[103] nonché la segretezza della corrispondenza,[104] ma la realtà delle torture contro coloro che erano considerati oppositori del regime mostra l'esatto contrario di quanto previsto solo formalmente.

 

  1. Diritti e libertà fondamentali nella seconda Costituzione comunista del 1976

 

Dopo tre decenni di attuazione della Costituzione del 1946, i dirigenti del Partito Comunista d’Albania, che erano anche dirigenti dello Stato, decisero di adottare una nuova costituzione a causa dei profondi cambiamenti avvenuti (a detta loro) e di realizzare l’ulteriore sviluppo del comunismo e la dittatura del proletariato. I lavori preparatori per la nuova costituzione iniziarono con la proposta del 6° Congresso del Partito del Lavoro d'Albania nel dicembre 1971 e si completarono con l'approvazione da parte dell'Assemblea nella VIII legislatura della Costituzione della Repubblica Popolare Socialista d'Albania nel dicembre 1976. I profondi cambiamenti cui facevano riferimento riguardano il campo economico, sociale, culturale e politico del paese, come si evidenzia nel preambolo di questa costituzione. Nello specifico, nel preambolo della costituzione del 1976, si afferma che sotto la guida della classe operaia, il dominio del capitale straniero e la rapina dei beni del Paese erano terminati.[105]

I capitalisti e i grandi proprietari sono stati espropriati e i principali mezzi di produzione sono passati nelle mani del popolo per l’industrializzazione socialista del paese. Al posto della proprietà privata e dell’economia multiforme è subentrata la proprietà sociale sui mezzi di produzione……. . Le classi sfruttatrici e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo sono stati liquidati. Tutto lo sviluppo sociale viene fatto consapevolmente, con un piano e nell'interesse delle persone.[106]

 Sotto la guida dello Stato-Partito, fu decisa l'eliminazione della religione e la distruzione delle istituzioni di culto al fine di costruire un uomo nuovo, ciecamente obbediente e sottomesso. I valori religiosi erano in competizione con l’ideologia comunista, quindi le basi dell’oscurantismo religioso crollarono. L'immagine morale del lavoratore, la sua coscienza e la visione del mondo si formano sulla base dell'ideologia proletaria, che era l'ideologia dominante.[107] La costruzione del socialismo in Albania sotto la guida del Partito del lavoro, come unica forza politica di quel tempo si basava sull’ideologia marxista-leninista. A differenza della prima Costituzione del regime, del 1946, la Costituzione del 1976 afferma espressamente che: il popolo albanese ha trovato e continua a trovare ispirazione nella grande dottrina del marxismo-leninismo, sotto la bandiera di ciascuno unito attorno al Partito del Lavoro e sotto la sua leadership, avanza nella costruzione della società socialista per poi passare gradualmente alla società comunista.[108] La Costituzione del 1976 apporta un cambiamento importante che riguarda la denominazione dello Stato da Repubblica Popolare a Repubblica Popolare Socialista. Questo cambiamento, secondo la dottrina, era legato al progresso della costruzione del socialismo e la nuova Costituzione sarebbe servita come base giuridica fondamentale per l’ulteriore elaborazione e per la costruzione completa della società socialista.[109] Questa Costituzione dichiara l'Albania uno stato di dittatura del proletariato che si basa sull'unità del popolo attorno al partito del lavoro e sull'alleanza della classe operaia con contadini cooperativisti sotto la guida della classe operaia.[110]

A differenza di tutti gli atti costituzionali precedenti, questa costituzione definisce formalmente all'articolo 3 il Partito del lavoro come l'unica forza dirigente politica dello Stato e della società.[111]  Al secondo comma della stessa disposizione la Costituzione stabilisce che nella Repubblica Popolare Socialista d'Albania l'ideologia dominante è il marxismo-leninismo e sulla base dei suoi principi si sviluppa l'intero ordine sociale socialista.[112] Questa Costituzione ha dato luogo ad un isolamento ancora maggiormente dell’Albania non solo sul piano politico ma anche su quello economica.[113] Questa Costituzione, come quella del 1946, sancisce il principio della centralizzazione dei poteri a scapito della separazione e dell'equilibrio tra gli stessi. Più specificamente, l'organizzazione dello Stato e l'attività statale, l'intera vita politica ed economica del Paese si fondano sul principio della centralizzazione democratica e si sviluppano secondo tale principio, coniugando la direzione centralizzata con l'iniziativa creativa degli enti locali e delle masse lavoratrici in lotta contro la burocratizzazione e il liberalismo.[114] I diritti e le libertà fondamentali erano previsti nel secondo capitolo sotto lo stessa denominazione adottata nella Costituzione del 1946: Diritti e doveri dei cittadini. A differenza della Costituzione del 1946, che conteneva alcuni diritti di carattere borghese,[115] con la nuova costituzione del 1976 essi furono completamente eliminati. Questa Costituzione, fin dall’inizio quando prevede i diritti e le libertà dei cittadini, sancisce un principio generale – dal sapore, si potrebbe dire, cinico – in base al quale l’esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini subisce dei limiti quando il loro interesse contrasta con l’interesse generale, cioè con gli interessi della società socialista.[116] I diritti dei cittadini non possono essere esercitati se sono in conflitto con l'ordine socialista. È opportuno sottolineare che questa Costituzione era in totale contraddizione con i principi dei diritti umani universali, nella misura in cui i diritti e le libertà in essa sanciti erano goduti solo da coloro che possedevano la cittadinanza albanese.[117] I diritti e le libertà sociali, economici e culturali in questa Costituzione vengono elencati prima dei diritti e delle libertà civili e politici. Ciò all’unico scopo di suggellare la supremazia dell’ideologia comunista sui diritti personali. I diritti e le libertà formalmente previsti da questa Costituzione erano:

  • Il principio di uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, nazionalità, posizione sociale o condizione economica.[118]

Gli aspetti relativi all’uguaglianza di genere sono ulteriormente rafforzati in seno all’articolo 41, che stabilisce che le donne godono degli stessi diritti degli uomini in tutte le attività sociali e politiche del Paese per costruire lo stato socialista. Questa uguaglianza era in funzione del giovane comunista, indipendentemente dal fatto che l'emancipazione riconosciuta alla donna non doveva essere negata. Fu un passo positivo irraggiungibile fino a quel periodo.

  • La libertà di ricerca scientifica[119] e il diritto all'istruzione.[120]

Questa libertà e questo diritto, così importanti per lo sviluppo dell'uomo e del Paese nel suo insieme, sono stati garantiti solo teoricamente perché la stessa Costituzione stabiliva che la libertà di ricerca scientifica e di istruzione fossero organizzate e gestite dallo Stato sulla base della visione del mondo marxista-leninista e in stretto legame con la vita e la produzione al servizio dello Stato socialista. L'ideologizzazione del sistema educativo raggiunse il suo apice prima dell'adozione di questa Costituzione, nel 1969 con "l'ulteriore rivoluzione dell'istruzione", influenzata dalla rivoluzione culturale cinese.[121]  Il curriculum educativo venne progettato sulla base di un principio, chiamato triangolo rivoluzionario, ossia: insegnamento, lavoro produttivo ed educazione fisica e militare. Questa ideologizzazione, espressamente prevista dalla legge,[122] ha danneggiato il processo di insegnamento e ha continuato a radicalizzare la politicizzazione dell’istruzione.

  • La libertà di espressione, stampa, organizzazione, associazione, riunione e protesta.[123]

Anche questa garanzia era pervasa di ipocrisia poiché tali libertà erano garantite solo finché non avessero contrastato con i principi dell’ordine sociale socialista. Nella rivista Drejtesisa Popullore[124] si affermava che nel nostro Paese in quel periodo non esisteva libertà di pensiero per i nemici che speculano con la democrazia per diffondere idee antisocialiste, reazionarie, liberali, borghesi che mirassero alla degenerazione di cultura, economia, arte, welfare e ordine sociale socialista ormai realizzato.[125] Per quanto riguarda la libertà di organizzazione, prevista dagli articoli 53 e 54, va notato che la Costituzione vietava espressamente la creazione di qualsiasi organizzazione a carattere fascista, antidemocratico, antisocialista e religioso.[126] Le uniche organizzazioni ammesse erano quelle del partito-stato mentre tutte le altre erano viste come nemiche del sistema socialista e del nuovo uomo comunista che si andava formando giorno dopo giorno secondo i dirigenti del partito.

  • Il diritto di proprietà personale. [127]

La proprietà personale comprendeva i redditi da lavoro e da altre fonti legali, l'abitazione e altri beni che servono a soddisfare i bisogni materiali personali e familiari, nonché gli oggetti appartenenti alla famiglia cooperativista secondo lo statuto della cooperativa agricola.[128] Ma anche la proprietà privata non poteva essere utilizzata a danno del più alto interesse sociale, e ppoteva essere trasferita alla proprietà statale quando l’interesse generale lo richiedesse.[129]

  • Il diritto all’elettorato attivo e passivo.[130]

Questo diritto era in realtà inapplicabile, poiché la disposizione numero tre della Costituzione stabilisce che il Partito del lavoro è l’unica forza politica che guida e la società nel suo insieme.[131]

  • Per quanto riguarda la libertà di religione, lo Stato non riconosceva alcuna religione, inoltre sosteneva e sviluppava la propaganda atea per radicare la visione materialistica e scientifica del mondo.[132]

La costituzione vietava la fede in Dio e equiparava l’educazione religiosa alla propaganda fascista. La libertà di religione in Albania ha cominciato ad essere limitata dopo l’instaurazione della dittatura comunista. L’obiettivo dello stato comunista era secolarizzare completamente la società e trasformarla in una società atea. Lo Stato è intervenuto violentemente nell'organizzazione della vita religiosa, confiscando le proprietà, controllando i bilanci di…., vietando la letteratura religiosa e chiudendo le scuole religiose. Oltre a ciò, lo Stato totalitario fomentò una dura propaganda contro la religione e diede inizio alla persecuzione, all’incarcerazione, all’esilio e all’esecuzione di centinaia di chierici, culminate nella proibizione della religione per legge, già nel 1967, anno in cui tutte le comunità religiose furono chiuse e chiese e mosche distrutte. Gli edifici di culto che non furono distrutti furono trasformati in cinema, sale riunioni, magazzini e centri culturali. Il 9 giugno 1973 la Cattedrale di Scutari fu trasformata in un museo dell’ateismo dove erano esposti documenti, foto e altro materiale che mirava a dimostrare tutto ciò che il regime totalitario fece alla religione. Secondo certa dottrina, che condivido pienamente, la guerra frontale contro la religione, l’annientamento di personalità religiose di spicco[133] e la chiusura delle istituzioni religiose avevano lo scopo di creare una nuova religione: il marxismo-leninismo, sostituendo la parola di Dio con la nozione astratta di Nëna Parti (partito madre) e la creazione di nuovi idoli come Marx o Enver Hoxha.[134]

  • L'inviolabilità della persona e la riserva di legge in materia penale.[135]

È opportuno sottolineare che la Costituzione del ’76 non prevedeva nulla riguardo alla tutela giuridica, al diritto ad un processo in un tempo ragionevole, alla tutela dalla tortura e dai maltrattamenti, al rispetto della dignità umana, ecc., principi che in altri Paesi si sono affermati soprattutto con lo sviluppo del costituzionalismo dopo la Seconda guerra mondiale. La Costituzione del 1976, all'ultimo comma dell'articolo 56, vietava l'internamento e la deportazione, salvo casi particolari previsti dalla legge. In verità, la regola generale di non internazione o deportazione non rtovava alcuna applicazione pratica durante quegli anni crudeli per la società albanese. Secondo le statistiche, durante il regime comunista in Albania furono giustiziati oltre 6 mila uomini e donne, 19.250 persone furono condannate al carcere o al lavoro nei campi di lavoro forzato[136] e oltre 60.000 furono inviate nei campi di internamento[137].[138]

Quest’ultima misura di punizione veniva applicata nei confronti delle persone che presentavano forte pericolosità sociale quali: "Singoli componenti o l'intera famiglia di una persona che fugge all'estero, quando abita in prossimità della zona di frontiera. Possono essere espulsi anche uno o più familiari di una persona in fuga all'estero, che risiedono fuori delle zone di frontiera, quando tale misura serve a prevenire altre possibili fughe da quella zona. Elementi antipartitici, la cui permanenza nel Paese in cui vivono diventa pericolosa. Individui o famiglie di persone che vivono in prossimità delle zone di frontiera e che presentano un rischio di fuga. Elementi con una forte tendenza al terrore. Nei confronti dei principali membri delle famiglie dei criminali di guerra fuggiti all'estero, dei membri di altre persone fuggite all'estero quando provengono da una classe reazionaria e rappresentano essi stessi un pericolo. Per entrambe le categorie questa misura viene adottata quando vivono nelle principali città. In casi particolari, la misura dell'internamento e dell'espulsione può essere adottata anche nei confronti di persone che hanno commesso reati come il furto, la prostituzione, il vagabondaggio reiterato, ma quando vivono nelle principali città."[139]

Il sistema giudiziario dipendeva totalmente dal partito-Stato e pertanto i tribunali avevano il compito di rendere giustizia, come previsto dal primo comma dell'articolo 101, per la tutela dell'ordinamento giuridico socialista e l'educazione delle misure lavorative nello spirito del rispetto e attuazione della legalità socialista.[140] La Costituzione del 1976 rappresenta un passo indietro rispetto a quella del 1946, poiché sancisce il ruolo guida del PPSh e dell’ideologia marxista-leninista, indebolisce lo stato di diritto e la giustizia nel Paese, politicizza ulteriormente le forze armate, la scuola, la cultura e l’arte. Nello spirito della nuova Costituzione, i principali codici e leggi dello Stato iniziarono a essere modificati.

 

  1. Conclusioni

 

I diritti e le libertà fondamentali sono strettamente legati all’evoluzione del costituzionalismo contemporaneo. Quasi tutte le costituzioni liberal-democratiche riconoscono e garantiscono i diritti e le libertà fondamentali, e quindi esiste un rapporto intrinsecamente insolubile tra le democrazie pluralistiche e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali. Come abbiamo sottolineato in questo articolo, lo Statuto Organico dell’Albania del 1914 non conteneva alcun catalogo speciale dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo, ma nel terzo capitolo prevedeva alcuni diritti personali che possono essere identificati come l’origine dei diritti civili e politici dello stato Albanese indipendente. Purtroppo questi diritti non vennero attuati a causa della mancanza di strumenti per la loro realizzazione e degli eventi che ne seguirono. Dopo la Prima Guerra Mondiale venne approvato lo Statuto Esteso di Lushnje, che prevedeva per la prima volta in modo espresso i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo in un capitolo apposito, anche in questo caso mancavano le condizioni e le garanzie per il loro effettivo esercizio. A questo Statuto seguì lo Statuto Fondamentale della Repubblica Albanese del 2 marzo 1925, che prevedeva un capitolo speciale sui diritti e le libertà fondamentali, quasi uguale allo Statuto Esteso di Lushnja. Lo Statuto della Repubblica Albanese ebbe vita breve perché Ahmet Zogu aveva le idee chiare sul fatto che volesse diventare il Re degli Albanesi, ciò che realizzò molto rapidamente approvando lo Statuto Fondamentale del Regno Albanese nel dicembre 1928. Questo Statuto sanciva i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo nel Titolo IV. I diritti e le libertà fondamentali in esso sanciti, per amore di verità, erano più formali che sostanziali, anche per il fatto che il potere giudiziario dipendeva dal Re. Lo Statuto da ultimo citato fu abrogato dall'Assemblea Costituente il 12 aprile 1939, cinque giorni dopo l'invasione dell'Italia, e il 3 giugno dello stesso anno, il Re Vittorio Emanuele III concesse all'Albania una nuova Costituzione, lo Statuto Fondamentale del Regno d'Albania, che nella quarta parte prevedeva diritti e doveri dei cittadini. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, in Albania si instaurò una dittatura comunista, la più feroce e sanguinaria dell'Europa. Il nuovo regime approvò nel marzo 1946, con il Decreto del Presidium dell'Assemblea Costituente, lo Statuto della Repubblica Popolare d'Albania, basato principalmente sul sistema e sul modello dell'URSS. I diritti e le libertà fondamentali furono sanciti subito dopo i principi fondamentali e l'ordine socio-economico. Dopo tre decenni di attuazione della costituzione del 1946, fu adottata la Costituzione della Repubblica Popolare Socialista d'Albania, che equiparava l'individuo alla società e l'interesse personale alla funzione della dittatura del proletariato. In questa Costituzione, la supremazia dell’ideologia comunista si manifesta anche nella struttura del Capo II, che sancisce i diritti e le libertà fondamentali, poiché i diritti e le libertà sociali, economici e culturali occupano un posto di rilievo rispetto ai diritti personali e politici. In questa Costituzione, nonostante nel capo II fossero sanciti i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo, i principi generali dell'ordine sociale, stabiliti nel capo I, costituivano limiti assoluti alla loro realizzazione non solo de facto ma anche de iure, elemento sufficiente per considerare questa costituzione fittizia al servizio del partito-stato. Le due Costituzioni del regime avevano lo scopo di costruire il nuovo uomo comunista, ma in realtà non solo non raggiunsero il loro scopo, ma snaturalizzarono la natura umana per mantenere il Partito al potere il più a lungo possibile e ad ogni costo. In conclusione, i principi generali e i diritti umani fondamentali previsti dalle costituzioni del regime comunista totalitario erano semplicemente slogan astratti che non venivano attuati nella realtà. Inoltre, il partito del lavoro, come ho sottolineato sopra, ha creato le istituzioni della violenza, cioè gli organi della dittatura del proletariato, il cui scopo principale era quello di servirlo per la concentrazione e il mantenimento del potere, che durò fino all’inizio del 1990.

 

 

Abstract: The main object of this article is about the analysis of basic human rights and freedoms in the Republic of Albania from the declaration of independence to the fall of the communist regime, focusing mainly on the constitutional acts. More specifically, the author first makes a brief overview of the evolution of fundamental rights before the establishment of the savage communist regime to then focus on the analysis of fundamental human rights and freedoms in the two constitutions of the totalitarian regime, which have been in power dictator Enver Hoxha for more than 45 years.

 

Key Words: fundamental rights, communism, Constitutions.

 

 


* Universiteti “Aleksander Moisiu’’ Durrës (e-mail g.era@hotmail.it).

** Il contributo è stato sottoposto a double blind peer review.

[1] Per quanto riguarda le forme di stato e di governo di questo periodo in Albania, cfr. A. Gera, L’evoluzione storica dei poteri del Capo dello Stato in Albania (1912-2016), in «Historia et Ius», (2024), pp. 2-13.

[2] Cfr. Art. 27, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[3] Cfr. Art. 28, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[4] Cfr. Art. 29, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[5] Cfr. Artt. 30-31, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[6] Cfr. Art. 32, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[7] Cfr. Artt. 33-34, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[8] Cfr. Art. 35, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[9] Cfr. Art. 36, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[10] Cfr. Art. 39, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[11] Cfr. Artt. 37-38, Statuti Organik i Shqipërisë, 10 aprile 1914.

[12] Ad esempio, l’allontanameno del principe Vid e l'inizio della Prima Guerra Mondiale.

[13] Per maggiori dettagli su questo periodo cfr, V. Duka, Historia e Shqiperise1912-2000, Tiranë 2014, pp. 76-88.

[14] Cfr. V. Duka, Historia e Shqiperise 1912-2000, Tiranë 2014, pp. 141-142.

[15] Cfr. S. Bajramaj, Evolucioni i Institucioneve kushtetuese shqiptare, Tiranë, pp. 32-35.

[16] Art. 110, Statuti i Zgjeruari Lushnjes, prevede che Tutti, indipendentemente dalla cittadinanza, sono uguali davanti alla legge e godono di uguali diritti civili... .

[17] Art. 111, Statuti i Zgjeruari Lushnjes, prevede che Tutti i cittadini godono di uguali diritti politici e sono accettati in tutti i lavori civili e militari... .

[18] Art. 112, Statuti i Zgjeruari Lushnjes, prevede che  La libertà personale è garantita.

[19] Art. 115, Statuti i Zgjeruari Lushnjes, prevede che  Il diritto di proprietà, senza eccezioni, è inviolabile... .

[20] Il primo comma dell'articolo 114, Statuti i Lushnjes i Zgjeruar, prevede che: La libertà di parola e di stampa è garantita.... .

[21] Art. 117, Statuti i Zgjeruari Lushnjes, prevede che Il segreto postale è inviolabile. Mai e in nessun modo le lettere potranno essere aperte.

[22] Il primo comma dell'articolo 116, Statuti i Zgjeruari Lushnjes prevedeche Il diritto di associazione e il diritto di riunirsi pacificamente e senza armi sono garantiti, in conformità con le leggi, che non possono mai imporre il permesso preventivo del governo.

[23] Art. 121, Statuti i Zgjeruari Lushnjes prevede che Qualsiasi tortura fisica è completamente vietata.

[24] Art. 125, Statuti i Zgjeruari Lushnjes, prevede che In Albania nessuno si compra né si vende; ogni uomo comprato o schiavo, appena mette piede in terra albanese, è libero.

[25] Cfr. Art. 128, Statuti i Zgjeruari Lushnjes, 8 dicembre 1922.

[26] A causa della situazione politica molto tesa che si era venuta a creare a metà del 1924, l'Assemblea Costituente sospese i suoi lavori dopo la riunione del 2.6.1924 e li riprese il 17.1.1925.  Dh. Dhima, E drejta kushtetuese e Republikës Popullore të Shqipërisë, Tiranë 1963, p. 51.

[27] Per ulteriori informazioni cfr, Akademia e Shkencave te Shqiperise,  Historia e Popullit shqiptar III, Periudha e pavarsise 28 nentor-7 prill 1939, Tiranë 2007, pp. 230-260.

[28] Art. 1, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che  l'Albania è una Repubblica parlamentare guidata da un Presidente. La sovranità ha origine dal popolo.

[29] Art. 124, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che Tutti, indipendentemente dalla nazionalità, sono uguali davanti alla legge e godono di uguali diritti civili; ma sulle terre rurali dell'Albania, a qualsiasi titolo, hanno diritto di proprietà solo i cittadini e le persone morali albanesi. Gli stranieri hanno solo il diritto di vendere le terre rurali e il diritto di possedere solo quelle terre rurali necessarie per la costruzione di fabbriche e la costruzione della rette stradale.

[30] Fu il leader dell'Albania dal 1922 al 1939. Fu primo ministro dell'Albania dal 1922 al 1924, poi Presidente dal 1925 al 1928 e infine Re dal 1928 al 1939.

[31] Art. 1, Statuti Themeltar i Mbretërisë Shqiptare, prevedeva che  L'Albania è un Regno democratico, parlamentare ed ereditario.

[32] Per un approfondimento sulla situazione politica e istituzionale di quel periodo cfr, Dh. Dhima, E drejta kushtetuese e Republikës Popullore, cit., pp. 56-60; A. Anastasi, E drejte kushtetuese, cikel leksionesh, Tirane 2003; L. Omari, Sistemi parlamentar, Tirane 2006, pp. 94-125; Y.Bufi, Tempulli i Demokracisë, Tiranë 2010, pp.65-93.

[33] Art. 194, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e senza eccezione sono tenuti a rispettarla.

[34] Il primo comma dell'articolo 192, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che La libertà è uno dei diritti naturali di ogni essere umano ed è limitata dal limite della libertà degli altri.

[35] Il secondo comma dell'articolo 191, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che In Albania nessuno si compra né si vende; ogni comprato o schiavo, appena mette piede sul suolo albanese, è libero.

[36] Il primo comma dell'articolo 197, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che la libertà di parola e di stampa è garantita. La censura preventiva non può essere imposta, se non in tempo di guerra, di mobilitazione e in altri casi eccezionali previsti dalla legge.

[37] Art. 198, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che Il diritto di proprietà, su qualsiasi bene, è inviolabile; senza che sia regolarmente provata la necessità dell'interesse generale e senza il mancato pagamento del congruo valore, secondo la legge speciale, i beni di nessuno non possono essere espropriati.

[38] Il primo comma dell'articolo 199, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare,  prevede che Il diritto di associazione e il diritto di riunirsi pacificamente e senza armi sono garantiti conformemente alle leggi.

[39] Art. 202, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che La circolazione non può essere ostacolato in alcun modo, salvo i casi previsti dalla legge.

[40] Art. 205, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che Qualsiasi tortura fisica è assolutamente vietata.

[41] Art. 206, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che L'istruzione primaria per tutti i cittadini albanesi è obbligatoria ed è impartita gratuitamente nelle scuole statali.

[42] Art. 209, Statuti Themeltar i Republikës Shqiptare, prevede che Il lavoro senza ricompenso è vietato.

[43] Il preambolo di questo Statuto prevedeva che  “Accettando l'offerta della corona Shqipnis, decisa dall'Assemblea Costituente riunita a Tirana il 12 aprile 1939-XVII, ci siamo assunti l'alto compito di prenderci cura dei nostri figli albanesi e di guidare questo popolo troppo nobile, rinnovato nel segno del Littore, verso il suo destino più alto. Tenendo presente che per raggiungere questi obiettivi è necessario determinare la struttura dello Stato nel rispetto dei più alti interessi nazionali, abbiamo deciso di donare al nostro amato Popolo albanese uno Statuto Fondamentale, anche come pegno del nostro amore della nostra cura materiale. Ispirandosi a questi sentimenti. Abbiamo decretato e decretiamo: lo Statuto Fondamentale del Regno d'Albania (Roma il 3 giugno 1939).

[44] Secondo l’articolo 26 dello Statuto, il Consiglio Supremo Fascista Corporativo era composto dai membri del Consiglio Centrale del Partito Fascista Albanese e dai membri effettivi del Consiglio Centrale dell’Economia Corporativa. La formazione del Consiglio Centrale del Partito Fascista Albanese e quella del Consiglio Centrale dell'Economia Nazionale potevano essere modificate solo con legge.

[45] Cfr. Art. 1, Statuti Themeltar i Mbretnisë së Shqipnisë, 3 giugno 1939.

[46] Art. 45, Statuti Themeltar i Mbretnisë së Shqipnisë, 3 giugno 1939, prevede che I cittadini sono tutti uguali davanti alla legge godono dei diritti civili e politici e sono accettati nelle uffici civili e militari, salvo le eccezioni previste dalla legge.

[47] Art. 49, Statuti Themeltar i Mbretnisë së Shqipnisë, 3 giugno 1939, prevede che La libertà personale è garantita. Nessuno può essere arrestato e processato, se non nei casi previsti dalla legge e nelle forme da questa ordinata.

[48] Art.48, Statuti Themeltar i Mbretnisë së Shqipnisë, 3 giugno 1939, prevede che Il servizio militare è obbligatorio per tutti secondo la legge sul reclutamento dell'esercito.

[49] Art.  50, Statuti Themeltar i Mbretnisë së Shqipnisë, 3 giugno 1939, prevede che L'abitazione è inviolabile. Nessuna abitazione può essere violata se non in conformità alla legge e nei modi da essa ordinato.

[50] Art. 51, Statuti Themeltar i Mbretnisë së Shqipnisë, 3 giugno 1939, prevede che La stampa è libera, ma una legge ne vieta l'abuso.

[51] Art. 52, Statuti Themeltar i Mbretnisë së Shqipnisë, 3 giugno 1939, prevede che Tutti i beni, senza alcuna eccezione, sono inviolabili. Tuttavia, quando l'interesse generale è legalmente verificato, possono essere trasferiti in tutto o in parte, con un giusto compenso secondo le leggi.

[52] Il periodo del regime totalitario in Albania è definito dalla legge n. 10242 sull'Istituto di studi sui crimini e le conseguenze del comunismo.

[53] Legge n. 123, del 27 settembre 1945,  Mbi Asamblene kushtetonjese, pubblicato in Gazzetta ufficiale. V. II,  n.54, pp. 1-2.

[54] Legge n. 124, del 28 settembre 1945, Mbi zgjedhjet e perfaqesuesve te popullit per Asamblene kushtetonjese, pubblicato in Gazzetta ufficiale, V.II. n.54.

[55] Legge n. 125, del 29 settembre 1945, Mbi listat elektorare, pubblicato in Gazzetta ufficiale, V. II, n.55.

[56] Dh. Dhima, E drejta kushtetuese e Republikës Popullore, cit., p. 85.

[57] Cfr. Art.  1, Legge n. 123, del 27 settembre 1945,  Mbi Asamblene kushtetonjese.

[58] Dh. Dhima, E drejta kushtetuese e Republikës Popullore, cit., p.86.

[59] Cfr. Art.  1, Legge n. 124, del 28 settembre 1945, Mbi zgjedhjet e perfaqesuesve te popullit per Asamblene kushtetonjese.

[60] B. Meta, Mbi sistemin e burgjeve, internimit dhe punës së detyruar gjatë regjimit komunist në Shqipëri me fokus ngritjen e një muzeu kujtese në ish-kampin e internimit të Tepelenës. Tiranë 2018,  p. 10.

[61] Dh. Dhima, E drejta kushtetuese e Republikës Popullore, cit., pp. 86-87.

[62] La maggiore età in quel periodo, secondo la normativa vigente, veniva raggiunta al compimento dei 18 anni.

[63] Cfr. Art. 4, Legge n. 125, del 29 settembre 1945, Mbi listat elektorare.

[64] Il Fronte Democratico d'Albania è stata la più grande organizzazione del Partito Comunista che è riuscita a unire tutte le altre organizzazioni del partito.

[65] Nota, accusato ma non condannato.

[66] B. Fevziu, Strategia del terrore durante il regno di Enver Hoxhe, in Gazeta Koha Jone, 31 ottobre 2011.

[67] N. Smirnova, Historia e Shqipërisë përgjatë shekullit XX, Tiranë 2004, 54-57.

[68] Per saperne di piu cfr. N. Smirnova, Historia e Shqipërisë përgjatë shekullit XX, cit; V. Duka, Historia e Shqiperisë 1912-2000, Tiranë 2007, pp. 150-157.

[69] Dh. Dhima, E drejta kushtetuese e Republikës Popullore, cit., pp. 87-88.

[70] Fu indetto con decisione della Presidenza del Consiglio Antifascista di Liberazione Nazionale n. 180 del 17 dicembre 1945.

[71] Decisione del Asamblea Costituzionale del 11 genaio 1946, pubblicato in  Gazeta Ufficile, V.III, n. 10, p.5.

[72] Lo Statuto della Repubblica Popolare d'Albania è stato emanato con Decreto del Presidium dell'Assemblea Costituente n. 24, del 15.03.1946, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, anno III, n. 3.

[73] Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

[74] N. Smirnova, Historia e Shqipërisë përgjatë shekullit XX, cit., p. 181.

[75] Cfr. Art. 1, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[76] Cfr. Art. 2, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[77] Cfr. Art. 3, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[78] A differenza delle precedenti leggi costituzionali, le donne, le ragazze e i soldati godono del diritto di voto..

[79] Cfr. Art. 5, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[80] Cfr. Art. 4, Legge  n. 125, del 29 settembre 1945, Mbi listat elektorare, pubblicato in Gazzetta ufficiale, V. II, n.55.

[81] Dh. Dhima, E drejta kushtetuese e Republikës Popullore, cit., pp. 140-144.

[82] I principi fondamentali erano previsti dagli articoli 1-6.

[83] L'ordine sociale ed economico era previsto dagli articoli 7-13.

[84] Va sottolineato che per i leader politici dell’epoca e allo stesso tempo dello Stato, tale uguaglianza può essere raggiunta solo dopo la liberazione delle classi sfruttate, cioè della classe operaia e dei contadini. Questo principio era conosciuto formalmente e non nella realtà quotidiana della società di quel periodo dittatoriale.

[85] Cfr. Art. 25, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[86] Cfr. Primo comma dell’art. 13, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[87] Cfr. Secondo comma dell’art. 13, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[88] Cfr. Legge n.1292 del 11 giugno 1951, Sulla chiamata al lavoro degli specialisti, sul divieto di allontanamento senza permesso dei lavoratori e sul trasferimento forzato da un'impresa o istituto ad un altro.

[89] Va sottolineato per quanto riguarda il diritto all'istruzione, non tutti gli individui in realtà potevano essere istruiti, i figli dei prigionieri, internati, esuli o giustiziati furono sempre esclusi, buona parte di essi poterono istruirsi solo dopo la caduta del regime totalitario.

[90] Cfr. Primo comma dell’art. 31, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[91] Cfr. Art. 31, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[92] G. Autorësh, E Drejta Kushtetuese e Republikës Socialiste të Shqipërisë (Pjesa I), Tiranë 1985, pp.64-68.

[93] Cfr Art. 20, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[94] Cfr. Art. 21, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[95] Art. 18, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, del 14 marzo 1946, prevede che A tutti i cittadini è garantita la libertà di coscienza e di religione. La Chiesa è separata dallo Stato

[96] Dh. Dhima, E drejta kushtetuese e Republikës Popullore, cit., p. 157.

[97] A dire il vero, la maggior parte di essi si sottomise volontariamente o meno al regime totalitario, l'altra parte che si oppose all'instaurazione di un regime ebbe una fine terribile, affrontando la condanne a morte, la prigionia o l’esilio.

[98] Art. 38, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, prevede che I cittadini non possono avvalersi dei diritti loro conferiti da questa Costituzione per modificare l'ordine costituzionale della Repubblica Popolare d'Albania con scopi antidemocratici. Ogni reato in tal senso è considerato contrario alla legge e comporta le sanzioni previste dalla legge.

[99] Art. 11, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë,  prevede che La proprietà privata e l'iniziativa privata nell'economia sono garantite. È garantito il diritto di ereditare la proprietà privata. Nessuno può avvalersi del diritto di proprietà privata a scapito di quella collettiva.

[100] Cfr. Art. 12, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[101] Cfr. Art. 9, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, 14 marzo 1946.

[102] Art. 22, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, prevede che L'inviolabilità della persona è garantita per tutti i cittadini. Nessuno può essere arrestato per più di tre giorni senza una decisione del tribunale o senza il consenso del pubblico ministero. Nessuno può essere punito per un reato senza la decisione del tribunale competente secondo la legge che determina la competenza giudiziaria e la colpevolezza. Le sanzioni possono essere fissate e comminate solo in base alla legge. Nessuno può essere punito senza essere ascoltato e chiamato a difendersi secondo le prescrizioni della legge, salvo quando la sua assenza sia legalmente provata. Gli organi dell'amministrazione statale, nei limiti stabiliti dalla legge, possono imporre pene detentive anche per reati minori previsti dall'ordinamento comune. Nessun cittadino può essere portato fuori dal Paese o esiliato all'interno del Paese, salvo nei casi previsti dalla legge. La Repubblica Popolare d'Albania protegge i cittadini albanesi che si trovano all'estero.

[103] Art. 23, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, prevede che Il domicilio  non può essere violato. Nessuno può entrare in casa e commettere un reato contro la volontà del proprietario della casa……. .

[104] Art. 24, Kushtetuta e Republikës Popullore të Shqipërisë, prevede che La riservatezza delle lettere e degli altri mezzi di corrispondenza non può essere violata, salvo nei casi di investigazioni penali, mobilitazione o stato di guerra.

[105] Qui parliamo degli accordi e dei contratti che Re Zog aveva concluso con lo Stato italiano negli 30 anni.

[106] Preambolo. Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, 28 dicembre 1976.

[107] Ibid.

[108] Ibid.

[109] G. Autorësh, E Drejta Kushtetuese e Republikës Socialiste të Shqipërisë (Pjesa I), cit, pp. 68-71.

[110] Cfr. Art.2, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, 28 dicembre 1976.

[111] Cfr. Primo comma, Art. 3, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, 28 dicembre 1976.

[112] Cfr. Secondo comma, Art. 3, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, 28 dicembre 1976.

[113] Art. 28, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, prevede che Nella Repubblica Popolare Socialista d'Albania è vietato concedere concessioni, creare società e altre istituzioni economiche e finanziarie straniere o collegate ai monopoli e agli Stati capitalisti, borghesi e revisionisti, nonché contrarre prestiti da questi.

[114]Cfr. Art. 11, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, del 28 dicembre 1976.

[115] Ad esempio proprietà privata, iniziative private in economia.

[116] Art. 39, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë,  prevede che I diritti e i doveri dei cittadini si fondano sulla conciliazione degli interessi dell'individuo e della società socialista, dando priorità all'interesse generale. I diritti dei cittadini sono inseparabili dall'adempimento dei loro doveri e non possono essere esercitati contrariamente all'ordine socialista. L’ulteriore espansione e approfondimento dei diritti dei cittadini sono strettamente legati allo sviluppo socialista del paese.

[117] Art. 38, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, prevede che Sono cittadini della Repubblica Popolare Socialista d'Albania coloro che hanno la cittadinanza albanese in base alla legge.

[118] Art. 40, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, prevede che Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Non sono riconosciute restrizioni o privilegi nei diritti e nei doveri dei cittadini per ragioni di sesso, razza, nazionalità, istruzione, posizione sociale o condizione materiale.

[119] Articolo 51/1,  Lo Stato garantisce la libertà del lavoro scientifico e della creatività letteraria e artistica.

[120] Art. 52, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, prevede che I cittadini hanno diritto all’istruzione. L'istruzione fino all'ottavo anno è generale e obbligatoria. Lo Stato mira ad aumentare il livello di istruzione obbligatoria per tutti.

[121] S. Rrustaj, Ideologjizmi ne Shqiperi ne vitet 1945-1990, Tiranë 2020, pp. 2-4.

[122] La legge n. 4624, del 24 dicembre 1969  “Sul nuovo sistema educativo”.

[123] Art. 53, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, prevede che I cittadini godono della libertà di parola, di stampa, di organizzazione, di protesta, di riunione e di manifestazione pubblica. Lo Stato garantisce la realizzazione di queste libertà, crea le condizioni per esse e mette a disposizione le risorse materiali necessarie.

[124] In lingua italiana si traduce: giustizia sociale.

[125] Revista Drejtësia Populore 1979, citato in Gulagu shqiptar dhe Europa, n. 8, Tiranë2006.

[126] Cfr. Art. 55, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, del 28 dicembre 1976.

[127] Art. 50, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, prevede che I cittadini hanno il diritto alla proprietà personale….. .

[128]Cfr. Secondo comma Art. 23, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, del 28 dicembre 1976.

[129] Cfr. Art. 24, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, del 28 dicembre 1976.

[130] Cfr. Terzo comma Art. 41, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, del 28 dicembre 1976.

[131] Cfr. Art. 3, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, del 28 dicembre 1976.

[132] Cfr. Art. 37, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, del 28 dicembre 1976.

[133] Per approfondimenti  cfr. Gj. Borici, Kleri katolik shqiptar si imazhi simbol i perceptimit tё armikut tё popullit nga diktatura komuniste nё Shqipëri, intervento tenuto al Convegno Scientifico Internazionale, Tiranë 2019, pubblicato in, https://www.researchgate.net/publication/355959999_Kleri_katolik_shqiptar_si_imazhi_simbol_i_perceptimit_te_armikut_te_popullit_nga_diktatura_komuniste_ne_Shqiperi.

[134] Cfr. La relazione di G. Kruja, Në 30 vjetorin e lirisë së besimit, Tiranë 2020, pubblicato sul sito web del Consiglio Interreligioso dell’Albania, https://knfsh.al/ne-30-vjetorin-e-lirise-se-besimit/.

[135] Cfr. Art. 56, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, del 28 dicembre 1976.

[136] Questi campi erano il luogo in cui si scontava la pena svolgendo lavori forzati come la bonifica, la costruzione di opere pubbliche, l'estrazione di minerali o l'agricoltura. I campi di lavoro furono costruiti appositamente vicino al luogo in cui i prigionieri dovevano lavorare. Erano costruiti con tende o baracche, circondati da filo spinato e soldati armati, e i lavoratori detenuti vivevano in condizioni disumane. Quasi tutti i prigionieri in grado di lavorare furono assegnati a questi campi e nel corso degli anni il numero dei campi di lavoro superò quello delle carceri. Per ulteriori informazioni su questo argomento, Cfr. K. Dervishi, Burgjet dhe kampet e Shqipërisë Komuniste, Tiranë 2016; B. Meta, Mbi sistemin e burgjeve, internimit dhe punës së detyruar gjatë regjimit komunist në Shqipëri me fokus ngritjen e një muzeu kujtese në ish-kampin e internimit të Tepelenës, Tiranë 2018.

[137] I primi due campi furono costruiti nel marzo 1945 a Krujë e Berat. Questi campi erano circondati da filo spinato e protetti da guardie armate. Furono costruiti in vecchie basi militari italiane, magazzini abbandonati o capanne di legno, in pessime condizioni igieniche, dove venivano deportati eredi, parenti di fuggitivi, prigionieri e giustiziati politici.

[138] Cfr. F. Sufaj, Sistemi i ndëshkimeve në Shqipëri gjatë regjimit komunist, ( tesi di dottorato), Tiranë: Universiteti i Tiranës, 2012, pp. 152.

[139] Ibid.

[140] Cfr. Secondo comma Art. 101, Kushtetuta e Republikës Popullore Socialiste e Shqipërisë, 28 dicembre 1976.

ANTON GERA



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