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Il concetto giuridico di transizione costituzionale aspira a conseguire una certa neutralità scientifica che, tuttavia, rischia di ammantare di un apparente irenismo gli stessi processi di transizione, nei quali invece riemerge proprio la conflittualità politica. I concetti classici del diritto costituzionale e del diritto internazionale coglievano più efficacemente tale conflittualità e la definivano in modo più stringente. Il saggio suggerisce pertanto di non abbandonare il lessico classico della scienza costituzionalistica e di quella internazionalistica, per non indebolire la capacità di analisi (anche critica) dei processi di transizione.

Il saggio propone una riflessione sulle politiche di trasparenza del mercato strumentali all’ obiettivo della sostenibilità ambientale. Nel mercato unico sostenibile un ruolo fondamentale viene attribuito ai c.d green claims, laddove alto è il rischio che la sostenibilità divenga per le aziende una semplice strategia di marketing. Il fenomeno, noto come green washing, assume un significato peculiare rispetto alla pubblicità ingannevole, pone domande diverse e reclama risposte diverse. Duplice la linea di intervento seguita dal legislatore euro unitario, da una parte la tutela dalle pratiche commerciali scorrette, dall’altra, quella dell’obbligo di conformità al contratto. Quel che sembra emergere dall’analisi delle diverse normative a tutela del consumatore, è che la tutela del consumatore green si afferma nel diritto euro unitario come prospettiva plausibile, laddove venga supportata da un sistema di rimedi adeguato.

Il saggio si sofferma sulle plurime ripercussioni della previsione normativa, esplicitata nella legge sulle fonti del 2008 dello Stato della Città del Vaticano, secondo la quale l’‘ordinamento canonico’ è ‘il primo criterio di riferimento interpretativo’». In base a quanto emerge anche alla luce degli ultimi sviluppi legislativi, si dimostra come tale precetto sia il cuore pulsante del sistema giuridico che vede strettamente intrecciati l’ordinamento e il diritto canonico e vaticano, assurgendo a garante e infungibile custode della sua unità.

Enrico Lai e Francesco Atzeri-Vacca rappresentano i due civilisti autoctoni presenti nella facoltà giuridica di Cagliari tra Otto e Novecento. Lai si apre con entusiasmo alla pandettistica tedesca, tentando di costruire una dottrina civilistica dal carattere nazionale, nella stessa misura di Cimbali o di Chironi. Si tratta di progetto interrotto dalla sua prematura scomparsa. Atzeri Vacca, invece, pur essendo allievo di Lai, appare inizialmente più defilato rispetto ai docenti che nella Penisola affrontano i temi che animano la scienza nazionale; nello stesso tempo egli è molto attento alla dimensione controversiale del diritto: ai suoi occhi il civilista deve innanzitutto risolvere problemi concreti. Arriva più tardi rispetto ai suoi colleghi, tuttavia consegna alla scienza italiana una monografia sulla rinunzia che viene tuttora citata dalla civilistica che affronta tale istituto.

L'articolo si concentra sul modo in cui Giustiniano e la sua cancelleria risolvevano i casi controversi presenti nelle opere dei giuristi classici. È diviso in due parti. Nella prima, l'esame delle quinquaginta decisiones e delle constitutiones ad commodum propositi operis pertinentes dimostra l'esistenza di una struttura espositiva fissa (casus, quaestio, solutio). Nella seconda, l'analisi di C. 6.30.21 e C. 6.24.14 mostra che l'imperatore adotta un modo di ragionare simile a quello dei giuristi classici; in particolare, il legislatore ricorre allo strumento logico-giuridico della distinctio.

La ricerca si propone di indagare il significato dell’espressione ‘compensatio ipso iure’ nei testi della compilazione giustinianea (C. 4.31.14 e I. 4.6.30). Attraverso le altre costituzioni emanate dall’Imperatore prima del 531 è possibile comprendere l’estensione dei poteri del giudice in ordine alla conoscibilità delle pretese di entrambe le parti. La costituzione conservata in C. 7.45.14 dimostra che il giudice era tenuto a pronunciarsi sulla pretesa del convenuto, anche quando egli non avesse fatto uso di un’exceptio, se i presupposti di tale pretesa fossero emersi dagli atti della causa.

Il contributo opera una ricognizione sulla rilevanza giuridica della pubblica rappresentazione del corpo dell’uomo romano; in particolare, si sofferma sulle fonti che si occupano della disciplina relativa all’abbigliamento maschile, le quali attestano come il codice vestimentario rilevasse nella vita pubblica del vir, soprattutto se appartenente alle classi più alte. Preziose al riguardo sono due controversiae di Seneca il Retore. In una prospettiva diacronica, viene operato un rinvio a recenti sentenze sia dei tribunali nazionali sia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in tema di libertà di espressione e ciò per la suggestione che simili decisioni evocano nel cultore del diritto antico.

Il PNRR colloca le Case della Comunità nel contesto di un nuovo assetto istituzionale ed organizzativo del SSN, volto a costruire un più ampio sistema di ‘welfare comunitario’. Il lavoro, prendendo le mosse dalle indicazioni contenute nel PNRR, esamina gli interventi legislativi che in passato hanno cercato di realizzare strutture sanitarie di prossimità, per soffermarsi sul difficile iter di approvazione del D.M. 77/2022, nel quale sono stati definiti i modelli e standard dell’assistenza sanitaria territoriale. Il percorso ricostruttivo è teso a verificare se le Case della Comunità rispondano o meno all’esigenza di valorizzare il ruolo della comunità nella progettazione ed erogazione di interventi che promuovano il benessere dell’individuo secondo la definizione di salute elaborata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

La prestazione di attività lavorativa nell’ambito di un nucleo familiare pone diverse problematiche connesse alla tutela del lavoratore familiare. In questo contesto, il presente contributo analizza, da un punto di vista giuslavorista, la natura giuridica dell’impresa familiare che, nel contesto post riforma del 1975, assume una fisionomia diversa e peculiare rispetto a quella che da tempo ha caratterizzato l’istituto in commento. Dopo aver delineato il quadro normativo dell’impresa familiare, con particolare riferimento alla recente regolazione (c.d. Legge Cirinnà) delle fattispecie concernenti gli “uniti civilmente” e i “conviventi di fatto”, il contributo si sofferma sulla presunzione di gratuità del lavoro familiare in ambito giurisprudenziale. Nello specifico, il contributo affronta il problema del rapporto tra prestazione a titolo gratuito e subordinazione da tempo dibattuto sia in dottrina che in giurisprudenza.

Il saggio esamina le principali soluzioni elaborate dalla giurisprudenza in tema di controlli sui lavoratori subordinati, effettuati dal datore di lavoro per il tramite di investigatori privati. Oltre a descrivere l’evoluzione degli orientamenti giurisprudenziali in materia, l’autore fornisce un’analisi critica degli argomenti che sono spesso impiegati dalla Cassazione, concentrandosi in particolare su alcune questioni come gli accertamenti a tutela del patrimonio aziendale e le indagini sui lavoratori assenti. Particolare attenzione è dedicata anche alle caratteristiche che i controlli degli investigatori possono assumere e all’incidenza delle regole sul trattamento dei dati personali.
